
Violento e troppo scuro. Questo fu il responso di un test eseguito nel 1982 in alcune sale-pilota prima dell’uscita ufficiale del film Blade runner. La costante, il filo conduttore sembrava la pioggia continua, i vapori dai tombini e dal suolo di una Los Angeles del lontano futuro, il 2019. La produzione, allora, chiese a Ridley Scott di uniformarsi al sogno che tutto, dal male, finisce bene, con un lieto fine alla luce del giorno. Dopo la vita artificiosa e buia della megametropoli il ritorno alla natura: Deckard, Harrison Ford, il cacciatore di taglie e la replicante Rachael, Sean Young, volano via da Los Angeles. Dal buio delle immagini notturne che dominano tutto il film alla luce del giorno. Per la prima volta Rachael vede gli alberi, la neve. La produzione aveva già chiuso la borsa delle spese, allora Ridley Scott ricorse all’aiuto dell’amico regista Stanley Kubrick. Ricordate il suo Shining con Jack Nicholson uscito nelle sale nel 1980? L’inizio di quel film è girato dall’alto, fa vedere il maggiolino giallo dei protagonisti che percorre una strada fra le foreste. Ecco, Kubrick cedette a Scott una sequenza non utilizzata di quelle riprese per risolvere l’ending del film. La parte finale del nuovo montaggio di Blade runner inizia con il primo piano dei due protagonista (Ford e Young) che sono su un velivolo. Subito dopo mostra l’esterno, la vista dall’alto delle foreste di Shining. L’unico veto che Kubrick impose a Scott fu quello di non utilizzare le stesse scene del suo film, ma il girato non utilizzato.
La lunga storia della produzione di Blade runner è quasi un altro film, è ricca di colpi di scena. Il film si ispira al romanzo di fantascienza di Philip D. Dick – Do Androids Dream of Electric Sheep? Possono gli androidi sognare pecore elettriche? – pubblicato nel 1968. In un primo momento, secondo quanto raccontò Dick, alla riduzione cinematografica del suo romanzo era interessato Martin Scorsese, il quale non comprò mai i diritti. Fu il produttore Herb Jaffe a opzionarlo nei primi anni Settanta. Raccontò Dick in proposito: «Robert Jaffe, che scrisse la sceneggiatura, volò fino qui alla Contea di Orange. Gli dissi allora che era talmente brutta che io desideravo sapere se lui preferiva che lo picchiassi lì all'aeroporto oppure se dovevo aspettare che arrivassimo fino al mio appartamento». Nel 1977 è Hampton Fancher ad entrare in scena con una bozza di sceneggiatura alla quale s’interessa il produttore Michael Deeley che coinvolge nel progetto il suo amico regista inglese Ridley Scott. Sarà il suo primo film americano.
Ma anche quest’altro atto della produzione di Blade runner è ricca di colpi di scena. Il lavoro che ha in mano Scott è basato su temi ambientali, lui preferirebbe connotare il film di tematiche legate alla fede e all’umanità. Fancher sa di un adattamento per il cinema del romanzo di Alan E. Nourse, The Bladerunner, fatto da William S. Burroughs chiamato Blade Runner (a movie). Il nome a Scott piaceva molto. Esce di scena dalla scrittura della sceneggiatura Fancher – ma successivamente interverrà a più riprese nel progetto – e compare David Peoples per riscrivere tutto... Quella di Blade runner è una storia nella storia. Varie vicissitudini caratterizzeranno la produzione del film.
Per l’ambientazione, l’architettura di Los Angeles, uno dei tanti fattori ispiratori furono, fra i più importanti, il film Metropolis di Fritz Lang: la società verticale, dove chi comanda vive al di sopra di chi lavora. Alcuni fotogrammi di Metropolis dettero il suggerimento delle linee architettoniche del fitto sviluppo di Los Angeles. Le inquadrature “profonde” furono ispirate dall’agglomerato urbano di Hong Kong e dalle città industriali inglesi.
I fumetti dettero la spinta più importante per creare l’aria, l’ambientazione. Molti contributi arrivarono dalla rivista francese di fumetti di fantascienza Métal Hurlant. Un nome: Moebius, il quale rifiutò di assistere alle riprese per impegni professionali.
Per il ruolo di deckard? Discussione di mesi intorno al nome di Dustin Hoffman, il quale abbandonò il progetto per divergenze con il regista e la produzione. In realtà Hampton Fancher, mentre scriveva la sceneggiatura, pensava ad un viso e ad una voce: Robert Mitchum. Altri nomi furono passati al vaglio per il ruolo principale, da Al Pacino a Gene Hackman, nonché Jack Nicholson, Sean Connery, Schwarzenegger, Tommy Lee Jones, Clint Eastwood. Una lista interminabile che comprendeva anche Paul Newman e Burt Reynolds. Ma come si sa, alla fine quella parte fu di Harrison Ford.