
Nel campo della filosofia, il filosofo fringe per eccellenza è stato Friedrich Nietzsche. Ebbe una formazione professionale da filologo classico. Ma già dalla sua prima opera La nascita della tragedia infrange la metodologia scientifica della disciplina in cui è inserito. Poi pubblica una quantità di opere geneticamente classificabili come appartenenti al campo letterario, tra cui un poema, nutrendo costantemente dubbi sul valore e sul significato della sua attività. Successivamente viene considerato un teorico politico e solo dopo sessant’anni dalla sua morte è ammesso nell’empireo dei filosofi di prima grandezza. Ma Nietzsche in filosofia era un dilettante: le sue conoscenze della storia della filosofia erano molto limitate e il suo pensiero colpisce proprio per la mancanza di coerenza. La sua ambizione tuttavia sembra essere stata quella di fondare una nuova religione, essere un profeta, risultato che però non gli è stato riconosciuto. Come osserva Maurizio Ferraris, rappresenta un caso di autoinganno: nel 1888, un anno prima di impazzire, scrive alla madre di essere straordinariamente famoso, mentre in realtà nessuno lo conosceva ed era costretto a pubblicare i suoi libri a proprie spese.
Mario Perniola, L’arte espansa, pp. 77-78, Einaudi