
Tristemente diversa la sorte per le conoscenze acquisite nel campo sociale o umano. Basta poco infatti perché uno stato democratico degeneri in una oclocrazia, o che si disconoscano conoscenze acquisite nel contesto di studi/ricerche/esperienze socio-antropologiche o giuridico-economiche con derive quindi nel razzismo, nella disparita dei sessi (si veda l'odierna RI-mercificazione della donna, laddove molte donne del passato hanno sacrificato la vita per farci avere i diritti di cui oggi godiamo) o in generale nella perdita di diritti faticosamente conquistati nel corso del tempo, nel politico, nell’ economico e nel sociale. Uno dei motivi all’origine di ciò ritengo sia la non immediata percepibilità del danno che ne conseguirá per i più.
La più difficile e lenta individuazione della carenza cui si andrá incontro. Non per niente determinati valori sono più fortemente sentiti in epoche immediatamente successive alle guerre. Ed in questo contesto si inserisce a mio parere la grande importanza dell'individuo inteso come “knowledge carrier”, ovvero "depositario e portatore "biologico" di conoscenza, processore, distributore e utente" (Lorenzo Magnani). Laddove la conoscenza rappresenta uno dei tre cardini della democrazia, insieme al voto e alla possibilità di controllare l’operato della maggioranza, come splendidamente illustrato anche da Amy Guttamann:
"Sin dagli albori, la democrazia non si è mai basata esclusivamente sul potere della maggioranza. I più grandi esponenti del pensiero democratico classico - filosofi come Rousseau, John Stuart Mill e John Dewey - erano convinti che il potere della maggioranza nascondesse il pericolo di una sua tirannia. Si rendeva, dunque, necessario studiare il modo migliore di affidare alla maggioranza il destino politico di un paese e vedere per quale motivo l'unico modo per riuscirci era far sì che tutti i cittadini venissero educati a conoscere i propri interessi.
La democrazia, infatti, si basa sulla premessa che i cittadini conoscano perfettamente i loro interessi. Tale premessa è realizzabile solo se le persone non sono analfabete, se ricevono un'istruzione che chiarisca loro cosa è meglio, sia per se stessi che per la società in generale. La mia posizione consiste in un'estensione del pensiero democratico classico, ma con una piccola variazione. L'estensione sta nell'idea che ogni democratico conosce i propri interessi meglio di chiunque altro se ne occupi al suo posto”.
In questo contesto si puó inserire quella che a mio parere é la deriva oclocratica della democrazia odierna:
definisco l’oclocrazia quale degenerazione della democrazia, una forma di governo in cui le decisioni sono prese da masse volutamente tenute nell’ignoranza da governi miranti alla mera autolegittimazione. Polibio la considera inevitabile conseguenza dei comportamenti demagogici legati all'acquisizione del consenso. Nella visione di Polibio, il disordine politico che consegue all'instaurazione di un sistema oclocratico ha come unico sbocco il ritorno alla monarchia o comunque di una forma dittatoriale.
Una delle cause della degenerazione della democrazia in oclocrazia è il raggiungimento e il consolidamento di un certo livello di standard di vita diffuso in tutta la popolazione. Questo porta le masse a dare per scontati valori quali l’uguaglianza e la libertà. A ció si aggiunge a mio parere il fatto che la nostra generazione è lontana da una grande guerra, che paradossalmente rende evidenti i valori primi dell’essere umano nonché le strategie volte a difenderli. Una volta che questi valori vengono dati per scontati, diventano trasparenti, come un artefatto che usiamo tutti i giorni senza accorgercene, la si sotto-valuta e di conseguenza aumenta il pericolo di un regresso.
Polibio si esprime nel seguente modo:
"Non appena sopraggiunge una nuova generazione e la democrazia cade nelle mani dei nipoti dei suoi fondatori, questi risultano essersi abituati così facilmente all’uguaglianza e alla libertà di parola che essi stessi ora cessano di comprenderne il valore e cercano di innalzarsi al di sopra dei propri concittadini, ed è degno di nota il fatto che le persone più attratte da questa tentazione siano i ricchi. Così quando cominciano ad ambire le cariche pubbliche, rendendosi conto di non riuscire ad ottenerle attraverso i propri sforzi o i propri meriti,essi cominciano a sedurre e a corrompere il popolo in ogni modo possibile, portando così al deterioramento del patrimonio. Il risultato è che attraverso la loro insensata e smodata voglia di essere in vista, stimolano nella massa la pratica della corruzione, abituandola ad essa; presto il ruolo della democrazia è così trasformato nel governo della violenza e del “polso duro”.
Da questo momento i cittadini cominciano ad abituarsi al guadagno a spese degli altri e le loro prospettive di vittoria per il sostentamento dipendono dall’arrogarsi la proprietà del vicino; pertanto non appena troveranno un leader sufficientemente ambizioso e audace, ma escluso dagli onori delle cariche pubbliche a causa della sua poverta, introdurranno un regime di violenza. Dopodiché uniranno le loro forze, si faranno strada i massacri, bandiranno gli oppositori e finalmente degenereranno in uno stato di bestialità, dopo il quale ancora una volta ritroveranno un monarca e un despota". (www.fallacielogiche.it)