
Non sento (…) i rumori di proletari arrabbiati, ma devo supporre che ciò che si sente non siano grida di entusiasmo per opportunità avventurose, bensì mormorii di opportunità perdute, assieme al baccano dei macchinari, delle automobili e dei bar clandestini, da cui i mormorii di scontento sono coperti. (…)
In America, il cambiamento che rende il vecchio individualismo un’eco morente è più marcato e più rapido. Dov’è quella distesa incolta che ora stimola l’energia creativa e offre incalcolabili opportunità all’iniziativa a al vigore? Dov’è il pioniere che si mette in viaggio, rallegrandosi della sua conquista anche nel bel mezzo delle privazioni? La distesa incolta esiste al cinema e nei romanzi e i figli dei pionieri, che vivono in ambienti costruiti artificialmente dalle macchine, si godono pigramente la vita del pioniere nei film che di quella vita offrono un surrogato. Vedo una scarsa inquietudine sociale che sia lo sforzo dell’energia per trovare sfogo nell’azione; vedo piuttosto la protesta contro l’indebolimento del vigore e un infiacchimento dell’energia che derivano dall’assenza di opportunità costruttive. E vedo una confusione che è l’espressione dell’incapacità di trovare un posto sicuro e moralmente gratificante in una situazione economica difficile e intricata.
John Dewey, Individualismo vecchio e nuovo, a cura di Rosa Maria Calcaterra