La gatta tramortita viene poi gettata in una tinozza di pietra dove, mentre la telecamera ce la mostra in primo piano, la vediamo deglutire lentamente, con crescente difficoltà, fino a che gli occhi si fanno vitrei e, reso l’ultimo respiro, annega. L’intero episodio, dalla selezione dell’animale fino al suo ultimo respiro, dura parecchi minuti. Quando il pasto è servito, i clienti mangiano con gusto, ringraziando ed elogiando il cuoco. (…)
Non sono stato mai così sconvolto in vita mia. Ero letteralmente senza parole. Come molti, sapevo già che in Cina, in Corea ed in altri Paesi, si mangiano cani e gatti. Quel video non mi insegnava alcunché di nuovo riguardo ai differenti costumi alimentari. Quel che era nuovo per me, ciò che mi fece sobbalzare sulla sedia, era vedere come ciò avveniva, vederne il processo. Assistere al terribile shock e all’incredibile sofferenza dell’animale era qualcosa di semplicemente devastante. Ho provato un misto di incredulità e rabbia che mi afferrava al petto. Volevo gridare: "Basta! Che cosa stai facendo? Basta!".
Ma quel che mi sconvolgeva ancor di più era il comportamento dei clienti. Per loro tutto era così ovvio, così banale, così scontato. Per loro, dire: "Prendiamoci questa gatta per cena" era lo stesso che per noi dire: "Prendo questo dolce col caffè". E il cuoco? Il cuoco non era per nulla interessato alla sofferenza della gatta.
Per quel che lo riguardava, il malcapitato animale poteva benissimo essere un pezzo di legno. Non ho mai visto nessuno comportarsi con così grande indifferenza, con così tanta tranquillità e non curanza di fronte alla sofferenza ed alla morte di un animale. Non penso che in molti abbiano potuto guardare questo filmato senza chiedersi, come mi sono chiesto io: "Ma dove sta andando a finire il mondo?".
Variazioni sul tema
Nel corso degli anni, da quando ho visto per la prima volta Amare o uccidere, ho cercato di immaginare diverse possibili varianti all’episodio appena descritto. Prima variante: tutto rimane identico a quanto presentato nel filmato originale ad eccezione del fatto che cani e gatti sono tenuti in gabbie più grandi dove non sono pigiati l’uno contro l’altro.
A questo punto mi sono domandato: "Se le gabbie fossero state più grandi, mi sarei fatto un’opinione differente su quanto visto? Potrei affermare: ‘Da quando la gatta vive in una gabbia più grande, non ho più obiezioni su quanto le accade’?". No, la mia risposta non cambierebbe. Continuerei ad oppormi al modo in cui è stata trattata.
Seconda variante: oltre a vivere in una gabbia più grande, il cuoco maneggia la gatta con gentilezza e pone fine alla sua vita con un’iniezione di pentobarbitale, grazie alla quale sembra morire serenamente. A parte queste modifiche, tutto il resto rimane identico. Di nuovo mi domando: "Questi cambiamenti modificano il mio modo di vedere? Potrei dire: ‘Da quando la gatta vive in una gabbia più grande, è trattata con gentilezza e muore serenamente, non ho più obiezioni su quanto le accade’?". La mia risposta è sempre la stessa. No, mi opporrei comunque.
Questo non vuol dire che le modifiche che ho proposto lascino la situazione invariata. Tutt’altro. Gabbie grandi sono meglio di gabbie piccole. Un trattamento dignitoso è meglio di un trattamento violento. Tuttavia, allorquando la soffice gatta bianca viene uccisa e scuoiata per cena, anche se fosse vissuta in una gabbia grande e anche se fosse stata soppressa in modo indolore, vorrei comunque a gridare: "Basta! Cosa stai facendo? Basta!". Non riesco a non pensare che la grande maggioranza di noi umani, inclusi molti cinesi e coreani, sarebbe d’accordo con me.