
Il menù di Michelangelo. Appunti alla cuoca analfabeta.
Il linguaggio di Kant è di una accuratezza inebriante, il lettore prende coscienza del suo valore appena egli ne scorge la precisione non nella filosofia ma nella poesia, così in Kleist, la cui prosa è costruita su quella di Kant.
Il linguaggio di Hegel presenta sempre, quando il lettore sia riuscito a penetrare la sua caparbia terminologia, la musica del tedesco di Lutero accompagnata dalla più impetuosa plasticità. Con la plasticità del lampo, da un cielo coperto, quando improvvisamente rischiara, precisa e abbraccia l’intero paesaggio.
Il linguaggio di Hegel spezza la grammatica comune soltanto perché esso deve esprimere ciò che non è mai stato detto e per il quale la grammatica vigente non offre alcuna possibilità… La sintassi delle parole viene spezzata dove non appare più adeguata alla sintassi logico-dialettica, unica regolatrice del linguaggio filosofico…
Unito strettamente a questo si presenta il sussurrante, pesantemente sovraccarico spazio verbale che deriva da Pindaro, dai cori di Eschilo, dal goticismo ateniese, per così dire, che Hölderlin, amico di gioventù di Hegel, ha elaborato, ricreato.
Gli scritti di Hamann con il loro singolare illuminismo vi si aggiunsero presto. Tutto ciò, un fondo verbale così vasto, è giunto ad un grande pensatore; lo spirito di ogni tempo che è lavato da tutte le fonti, soprattutto da quelle che vengono dal profondo, vuole avere in questo impianto verbale la sua propria forma espressiva.
Perciò dalla potenza di un simile pensatore non si può attendere che egli nelle sue opere sia così piano come un Locke. O, per dare un esempio maggiore, così luminoso, non ostante la portata delle sue accuse, così urbano, non ostante la profondità dell’amarezza, come Schopenhauer.
Se al lettore, anche con parecchia fatica, ogni frase non divien chiara, pensi: ci sono pietre preziose che non sono trasparenti. Si deve dire: qualcosa di oscuro, che viene espresso esattamente come tale, è affatto diverso da qualcosa di chiaro espresso oscuramente; il primo è come El Greco o lampo temporalesco, il secondo è alcunché di abborracciato. Il primo è adeguata precisione di quello che deve essere detto e di quello che è possibile dire, è perfetta concreta preziosità, come spesso in Hegel, il secondo è dilettantismo e ampollosità.
Ernst Bloch, Soggetto-oggetto. Commento ad Hegel